il primo giorno di scuola

DIRITTO ALL'ISTRUZIONE

Gli articoli 33 e 34 della Costituzione

 

Concretamente, l’opera di promozione culturale si svolge garantendo:

 

— la libertà di insegnamento (art. 33, comma 1 Cost.);

— la presenza di scuole statali per tutti i tipi, ordini e gradi di istruzione (art. 33, comma 2 Cost.);

— il libero accesso all’istruzione scolastica, senza alcuna discriminazione (art. 34, comma 1 Cost.);

— l’obbligatorietà e gratuità dell’istruzione dell’obbligo (art. 34, comma 2 Cost.);

— il riconoscimento del diritto allo studio anche a coloro che sono privi di mezzi, purché capaci e meritevoli mediante borse di studio, assegni ed altre provvidenze da attribuirsi per concorso (art. 34, comma 3 Cost.);

— l’ammissione, per esami, ai vari gradi dell’istruzione scolastica e dell’abilitazione professionale (art. 33, comma 5 Cost.);

— la libera istituzione di scuole da parte di enti o privati (art. 33, comma 3 Cost.);

— la parificazione delle scuole private a quelle statali, quanto agli effetti legali e al riconoscimento professionale del titolo di studio (art. 33, comma 4 Cost.).

 

Oltre che allo Stato in prima persona i compiti sopra indicati potranno essere espletati anche da altre soggettività (Regioni, Province, Comuni, Comunità montane, Aziende/USL etc.).

Malala Yousafzai, l’eroina del diritto all’istruzione

“Un bambino, un insegnante, una penna e un libro possono cambiare il mondo. L’istruzione è l’unica soluzione ... Le sue radici e la sua storia recente affondano nel Pakistan, il paese in cui è nata nel 1997 e in cui il 9 ottobre 2012 è stata ferita gravemente da un gruppo di uomini armati, saliti a bordo del pullman scolastico su cui lei stava viaggiando. Dopo essere sopravvissuta all’attentato grazie alla rimozione dei proiettili che le avevano colpito la testa, è stata trasferita in un ospedale di Birmingham che si era offerto di curarla.

Quell’attentato è stato subito rivendicato dai talebani pakistani, che hanno definito la ragazza “il simbolo degli infedeli e dell’oscenità”, minacciando che – se fosse sopravvissuta – i pericoli per lei non erano affatto finiti.

La sua “colpa” era quella di tenere un blog per la Bbc, a cui Malala affidava pensieri e riflessioni sul suo paese di nascita, rivendicando il pieno diritto alla libertà e all’istruzione per il genere femminile. Le leggi del suo paese, infatti, prevedono che le donne siano segregate, a livello fisico e culturale e che dunque non abbiano la possibilità di studiare liberamente, come avviene in molti altri paesi al mondo. Ma a questa giovanissima donna, che si definisce “secchiona”, potevano togliere tutto, non i libri e la scuola. “Per noi ragazze quella porta era come una magica soglia che portava al nostro mondo speciale”.

vive oggi a Birmingham, dove finalmente riesce a esercitare quel diritto allo studio che dovrebbe essere garantito a ogni bambina e ragazza. “Sedermi a scuola a leggere libri è un mio diritto”, ha ribadito più volte. La sua battaglia per l’istruzione, però, continua anche da lì: “Vedere ogni essere umano sorridere di felicità è il mio desiderio”, ha detto. Il mondo si è inchinato più volte di fronte al suo coraggio: “Tu sei la nostra eroina, sei la nostra grande paladina. Noi siamo con te, e tu non sarai mai sola”, le ha detto Ban Ki-moon, segretario generale dell’Onu. E sola non lo è più Malala. La petizione online che lei stessa ha lanciato per garantire il diritto all’istruzione e per ottenere più fondi per le scuole ha quasi raggiunto la soglia delle 500.000 mila firme.

 

 

Lettera dello scrittore Alessandro D'Avenia agli studenti

Cari ragazzi, care ragazze, 

si ricomincia e la prima nota della sinfonia che aprirà quest’anno è l’appello. Chi lo pronuncia è il maestro di un’orchestra speciale, in cui ognuno suona secondo il suo timbro unico e personale. Lo spartito è la grande armonia che siete chiamati a diffondere nel mondo, come singoli e come gruppo. Verrà pronunciato il vostro nome, come una chiamata, a cui potete rispondere solo voi.  

 

Ma «come si fa a vivere la modernità senza fare schifo?» si chiede prosaicamente l’incipit di una canzone, intuendo che una vita (e quindi una scuola) basata esclusivamente su risultati e procedure e non sulle persone genera stanchezza. Mi piacerebbe che a rispondere non fosse la noia che caratterizza la scuola, perché tra le cose capaci di riempire il cuore e la testa di una persona c’è proprio la conoscenza, e se la conoscenza diventa una noia e genera apatia, allora non è conoscenza, allora non è scuola. Diceva un classico antico che «nutre la mente soltanto ciò che la rallegra», per questo sono convinto che non vi serva una scuola divertente, ma una scuola interessante, perché la mente e il cuore si rallegrano quando sono afferrati dalla bellezza. 

 

La bellezza è una chiamata, perché la bellezza mostra l’unicità di qualcosa che è uscito dall’anonimato e ha raggiunto il suo compimento, la bellezza trasforma in volto ciò che è indistinto e senza identità. Per questo studierete Socrate, Dante, Colombo, Caravaggio, Newton, Darwin, Einstein... perché furono tutti rapiti dalla chiamata della realtà a penetrarne il segreto, ciascuno con il suo strumento nella grande orchestra della storia umana. Le loro vite si riempirono di senso, perché non rinunciarono a quella chiamata, per questo Dostoevskij faceva urlare a uno dei suoi personaggi che si può fare a meno di quasi ogni cosa: «Ma senza la bellezza no, perché allora non avrà assolutamente nulla da fare al mondo! Tutto il segreto è qui, tutta la storia è qui! Non inventerete nemmeno un chiodo!». 

 

E non sono i limiti di una scuola spesso scalcinata e abbandonata a se stessa a costituire i confini della vostra chiamata alla pienezza, anzi spesso dovrete ribellarvi di fronte a muri e umani che non ricordano più il senso di quell’appello. Ma non nascondetevi dietro i facili alibi con i quali spesso giustificate la vostra mancanza di impegno e di passione, dipende soprattutto da voi: la libertà che tanto cercate negli anni di scuola non è solo quella di «liberarsi da» qualcuno che impone delle regole, ma è soprattutto diventare «liberi per» raggiungere la pienezza e l’altezza del nostro breve vivere. 

 

Se non trovate bellezza a scuola siete per metà spacciati, perché passerete la metà delle vostre ore di veglia dietro a banchi e libri, e saranno ore sprecate, nell’età vostra fatta per sperare oltre ogni speranza. Un ragazzo, stufo della noia a cui lo costringeva l’ambiente in cui era cresciuto, sentendosi chiamato a grandi cose, decise di scappare di casa e scrisse una lettera a suo padre in cui diceva: «Preferisco essere infelice che piccolo, e soffrire piuttosto che annoiarmi». La fuga fallì, ma rimase la sostanza di quella ribellione che lo portò a diventare il nostro più grande poeta moderno: Giacomo Leopardi. Questo vi auguro per quest’anno, essere disposti a rispondere a quella chiamata al compimento piuttosto che annoiarvi, affrontando anche difficoltà e fatiche pur di non accontentarvi di una vita piccola, piena di alibi e vittimismo.  

 

Alessandro D’Avenia 

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Il primo giorno di scuola che IO VORREI... e TU?

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Ascolta il video e poi rileggi il testo dello scrittore e professore Alessandro D'Avenia

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